Buon appetito – non si deve dire

A cena con amici (conoscenti più che amici) fui guardato male quando dissi “buon appetito”. Alla mia vicina ho fatto notare l’atteggiamento e di rimando mi son sentito dire che “buon appetito non va detto”.

Non va detto? NO! e mi spiegò: le ragioni che sono diverse.

La prima è il buon senso: questa espressione concentra troppo l’attenzione sull’atto di sfamarsi, sul cibo, ma la priorità della tavolata è il convivio, star bene insieme e favorire la conversazione, a tal proposito, uomini e donne andrebbero sempre alternati. Come comportarsi allora prima di iniziare? Il galateo insegna che basta un gesto che dovrebbe fare il padrone o la padrona di casa: può essere anche un brindisi augurale (sempre senza dire il classico cin-cin). Più semplicemente, in occasioni particolarmente formali, non si fanno gesti e non si dice nulla: si aspetta che il padrone di casa cominci a mangiare per poi seguirlo”.

Una regola ferrea – che conosce bene chi è appassionato di Royal Family – che vigeva anche a Windsor, dove si cominciava a mangiare solo dopo la regina Elisabetta. Il tutto in religioso silenzio: del resto, se non si sa cosa dire – a tavola come nella vita – sempre meglio stare zitti.

Esiste un’eccezione alla regola e riguarda le tavolate di famiglia e in generale le occasioni informali: “In questo caso, dato che è una tradizione, e che il galateo segue sempre la tradizione, l’espressione buon appetito è ammessa”.

Dato l’argomento, terminiamo cantando

Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più – se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu – gli amici a questo servono, a stare in compagnia – sorridi al nuovo ospite, non farlo andare via – dividi il companatico, raddoppia l’allegria. RADDOPPIA L’ALLEGRIA.

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